“Niente botox, era un cancro”, 4 indagati per gli insulti alla sindaca di Latina Matilde Celentano

"Il mio aspetto estetico è cambiato con la chemioterapia. Ho denunciato le violenze verbali e il bodyshaming a nome di tutte le donne", aveva scritto sui social la sindaca di Latina Matilde Celentano dopo essere stata raggiunta da insulti e offese online. Le indagini da parte della Procura sono proseguite: dopo le prime due persone individuate, che avevano inviato alla prima cittadina una lettera di scuse, se ne aggiungono altre due al registro degli indagati. Dopo i primi due, anche altri haters sono stati identificati dopo gli accertamenti degli inquirenti.
Gli insulti alla sindaca di Latina Matilde Celentano
Una lettera di scuse. È quanto inviato alla sindaca Matilde Celentano dai primi due indagati nei mesi scorsi per aver commentato e denigrato il suo aspetto fisico. Non è escluso che come loro, anche le due nuove persone indagate decidano di chiedere perdono alla sindaca per provare ad accedere ad un percorso di giustizia riparativa, come sottolinea il Messaggero.
Nel frattempo restano scritte nero su bianco, digitalmente e a mezzo social network, le offese alla sindaca Celentano che, durante un consiglio comunale, ha spiegato di aver ricevuto attacchi e insulti al proprio aspetto fisico ed estetico. Mentre raccontava quanto le veniva scritto, ogni giorno da giorni, sui suoi profili social ha poi sottolineato che i cambiamenti del suo aspetto non erano collegati al suo operato in amministrazione, ma soltanto a come si mostrava. "Cambiamenti che – ha tenuto a precisare lei – Sono arrivati in seguito a cure chemioterapiche". Una situazione che, poco dopo, è stata denunciata anche alle autorità competenti.
Le indagini in corso sugli hater
I primi a finire sul registro degli indagati della procura dopo gli accertamenti sono stati un ragazzo di 29 anni e una donna di circa sessanta: sono loro che, in maniera autonoma, hanno deciso di far recapitare alla sindaca una lettera di scuse dopo aver ricevuto la notifica di chiusura delle indagini preliminari da parte della Procura della Repubblica. "Non ho querelato per un risarcimento che comunque, qualora fosse arrivato, avrei devoluto nella lotta al cancro, ma volevo dare un messaggio sul piano educativo", ha spiegato la sindaca in conferenza stampa – Il body shaming è una questione molto delicata: nessuno si deve arrogare il diritto di offendere qualcuno sui social, soprattutto per il suo aspetto fisico". Così per le prime persone indagate è finita con lo svolgimento dei lavori socialmente utili.